Sono andato a vedermi il film GLI ANNI PIU’ BELLI di Muccino, affrontando il cinema ai tempi del coronavirus. Come sono entrato, la mascherina mi ha accompagnato a sedermi. Eravamo pochi spettatori, circa una quarantena. A debita distanza l’uno dall’altro, ovviamente.
Anche mia moglie era ad un metro di distanza da me. Un’esperienza da ripetere anche a casa – pensai.
Cosi poche persone, ma chi mi si va a sedere proprio un metro davanti a me? Un giocatore di basket, alto 2 metri e passa, che si era fatto lo shampoo alle mele verdi di Codogno, le mele codogne. Per avere una visuale migliore sono stato costretto ad uno escamotage. Starnuti e a colpi di tosse. Ed ecco che la visuale era magicamente sgombra, e mi potevo godere in Santamaria pardon in santa pace tutto il film.
Solo mia moglie, sempre a debita distanza, era rimasta in sala con me. Purtroppo sapeva bene che stavo bleffando. Anche se forse un pò di sospetto in lei è sorto, in quanto non si è presa più nemmeno un solo popcorn dopo il mio primo colpo di tosse.
Ma parliamo del film, meraviglioso, poetico, riflessivo, profondo e ben fatto davvero. Le vite degli attori scorrono come una bottiglia di vino rosso molto piacevole, di facile beva, con momenti amari (astringenti). Come un vino che si lascia sorseggiare, e mano a mano quel vino si apre, e si notano nuances diverse, ed il gusto cambia col passare del tempo.
Nel film si muovono attori magistrali come ad esempio il grande Favino che interpreta Giulio, un avvocato traffichino ed arrivista. Non fa vino nel film, ma fa una figlia che fa acqua, Sveva (la bellissima Elisa Visari). Super invidiata la moglie dell’attore Favino, perché avere per marito uno che FAVINO è veramente appagante. Al contrario della moglie di Bugo, che sposandolo ha fatto un Bugo nell’acqua.
L’incantevole Micaela Ramazzotti interpreta la conturbante Gemma, una ragazza contesa dagli amici, una ragazza che non viene dalla lontana Cynar né dal Montenegro, ma ha origini partenopee. Un ruolo dolce ma anche soprattutto AMARO il suo, anche se alla fine del film mette finalmente un pò di sale in (Rabarbaro) Zucca. Sposando infatti il professore precisino Paolo, torna al vero primo amore della sua vita, preferendo di fatto i i vini rossi, anzi Kim Rossi Stuart. Un vino rosso, magari un Barbera d’Asti. Preferendolo ai vini spumeggianti e con maggiore verve e frizzantezza. La scena al teatro dell’opera con l’uccellino che vola verso l’alto è indubbiamente la scena più bella del film, In cui Paolo (Kim Rossi Stuart) scopre di essere ancora innamorato di Giulia. Un’ occasione UNICUM, da non perdere e da prendere appunto al volo. Il Barbera d’Asti citato prima non può che essere dunque che il bricco dell’Uccellone !
Cosa vuoi di più dalla vita, Paolo, un Lucano ? No, la Ramazzotti !
Claudio Santamaria interpeta sovravvissù, alias Riccardo, un giornalista squattrinato, uomo di sani principi, ma troppo idealista e poco concreto, incapace a mantenere salda famiglia e anche il matrimonio ( sua moglie viene interpretata da una impeccabile Emma Marrone, che lo fa nero quando lo lascia).
Da buon sommelier, la scena che ho apprezzato di più è quella della rimpatriata tra i 3 amici al ristorante, dove l’avvocato Giulio prova a chiedere da perfetto sborone con i soldi, un bel Sassicaia o anche un Brunello di Montalcino (magari dell’Uccelliera, vedi sopra).
Due eccellenze italiane, abbastanza costose. Chissà poi quale vino, più modesto, si saranno effettivamente bevuti i tre amiconi ?
Di sicuro era buono, visto gli effetti dell’alcohol nell’evolversi della serata.
In conclusione, Muccino rappresenta con grande maestria un circolo della vita alla Giambattista Vico , in cui gli eventi si ripetono, di generazione in generazione.
Se la sala fosse stata piena, sicuramente tutti avrebbero applaudito questo bellissimo film, fino a spellarsi le mani. Ma di questi tempi la realtà è che ci si spella le mani solo con l’Amuchina.
Io e mia moglie ce ne siamo andati via mestamente, nel silenzio. E lei nemmeno mi ha voluto dare la mano, nonostante non starnutissi da più di un’ora. Perché non avevo starnutito nel gomito, mi disse.
Ed allora si che le avrei dato una gomitata ! E con addosso lo starnuto sul gomito, se lo avessi avuto !
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