Al 70esimo Festival di Sanremo stanno facendo parlare le esibizioni del controverso cantante Achille Lauro.
Definirlo cantante è un’impresa, visto che canta come gli Squallor nella canzone “Achillo do stasera…”
Achille è stato ahinoi paragonato al mitico cantante David Bowie, già dopo l’esibizione in tutina color carne. E lui nella serata seguente si è conciato proprio da Ziggy Stardust (l’alter ego glam di David Bowie).
Molti dicono che di David Bowie ha ben poco, io infatti lo paragonerei ad un altro David: David Gnomo, soprattutto per la giacca color verde che Achille indossava nella serata dei duetti. Ma per favore adesso non paragonatelo a Rocco Siffredi, altrimenti lo emulerebbe sicuramente.
La tutina sfoggiata nella prima serata del festival era stata definita, dal cantante stesso, San francesco Style. Come San Francesco, si è tolto infatti i vestiti, spogliandosi dei beni materiali. A mio dire però più che San Francesco ricordava piuttosto un vino San Crispino style, un vino di molto facile beva.
Vedendo quella tutina, essendo color carne, mi è venuta subito voglia di bere un bel vino rosso. Ma doveva essere necessariamente di una gradazione molto elevata, perché dovevo assolutamente dimenticare quel che i miei occhi avevano visto.
Dopo il lupo (San Francesco) e il fulmine (copertina di un disco di David Bowie) mancavano i due indizi dati da Achille Lauro per le sue prossime esibizioni ; la maschera e la corona.
Da poco si è scoperta la maschera cosa fosse. Ma non avevo capito cosa cavolo rappresentasse, una maschera veneziana per caso ? Mi sono informato su internet ed ho scoperto che si trattava della famosa (solo a lui) Marchesa Luisa Casati Stampa.
Abbiamo potuto apprezzare un Achille lauro in mutande sotto una tunica trasparente nera.
Non si tratta sicuramente di un Nero buono della zona di Cori.
Dateme altro vino che i miei occhi non possono tollerare tanto.
Manca adesso solo la corona, speriamo che non si tratti del famigerato virus di Wuhan, altrimenti sarebbe una esibizione incurabile, per dirlo alla cinese, incuLabile.
Cantami o diva del pelide Achille, l’ira funesta etc etc. E’ il proemio dell’ Iliade.
Adesso i tempi son cambiati, ed è Achille Lauro a cantare (fa quel che può in realtà) e non più la diva.
E l’ira, cantando lui stesso in persona, la fa venire a chi lo ascolta.
“Cantami o Diva dei peli de Achille Lauro”, direbbe qualcun altro. Ma effettivamente sotto la tutina dell’ Achille depilato, si notavano solo i tatuaggi e non i peli.
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